E’ un treno che non ferma mai… Made in Italy di Ligabue
“È un treno che non ferma mai, non cambia mai, non smette mai, è un treno che non è mai stato una volta in orario..”, tratto dal ritornello di Made in Italy, nuovo singolo che riprende il nome del nuovo album di Ligabue.
Chi non si è mai ritrovato su un treno in corsa senza nemmeno rendersi conto di dove sta andando? Chi non si è mai sentito rinchiuso in una vita monotona e non realizzata secondo i suoi piani? Ebbene sì, Ligabue anche stavolta ha dato forma ad un album che potrebbe rispecchiare la maggior parte delle nostre vite. Stavolta però ha voluto fare diversamente.
Made in Italy è infatti il primo concept album del grande Luciano, è un dunque il primo racconto in musica scritto e arrangiato in un periodo di pausa preso dopo i vari Mondovisione Tour e Campovolo e che aveva fatto preoccupare non poco i fan. Il protagonista è Riko – soprannome di Riccardo, secondo nome di Ligabue – la cui presentazione è affidata alla seconda traccia dell’album Mi chiamano tutti Riko. Si tratta di un uomo che arrivato a un punto cruciale della sua vita comincia ad avere una crisi interiore: si è sposato troppo presto, ha avuto sempre lo stesso impiego e a stento è riuscito a prendere delle decisioni soltanto per sé. Alla crisi interiore si aggiunge anche quella esteriore, perché l’Italia non sembra offrirgli quel barlume di speranza che cerca ormai da tempo e dunque se l’impiego che ha sempre avuto nella sua vita non riesce a stimolarlo come prima, deve ritenersi comunque fortunato se lo ha ancora. Anche il rapporto con la moglie lo logora: prima il loro amore era un’onda travolgente che gli dava forza e serenità, ora è un mare piatto e non riesce a rendersi conto di quando questo rapporto si è mutato, perché la vita scorre veloce anche se sei distratto. Per descrivere meglio gli stati d’animo di Riko le tracce sono disposte in due blocchi, come se Ligabue avesse voluto separare i pensieri negativi da quelli positivi, dimostrando anche che sta raccontando di un personaggio dinamico e che cresce di canzone in canzone.
Nella prima parte e nello specifico nei brani La vita facile; Mi chiamano tutti Riko; È venerdì, non mi rompete i coglioni; Vittime e complici; Meno male; G come giungla; Ho fatto in tempo ad avere un futuro che non fosse soltanto per me e L’occhio del ciclone c’è un’attenzione massima al conflitto interiore del personaggio che sembra voler urlare tutto ciò che ha trattenuto dentro di sé in questi anni e che culmina nella protesta pubblica che Ligabue canta ne L’occhio del ciclone.
La seconda parte invece inizia con Quasi uscito in cui Riko subisce una manganellata in testa durante la protestae viene per questo ricoverato all’ospedale. Dalla traccia successiva, Dottoressa, fino ad Un’altra realtà cresce la consapevolezza della propria posizione e il desiderio di abbracciare ogni lato di sé per uscirne fuori, passando per i Quindici minuti di popolarità concessi dai media prima di dimenticarsi definitivamente di lui. Dopo questo trauma paradossalmente riprende a vivere meglio di prima e recupera anche il rapporto con sua moglie, con cui parte per una seconda luna di miele in giro per l’Italia, che riprende ad amare incondizionatamente perché nonostante i vari problemi politici ed economici continua a mantenere la sua bellezza. Ma la vera svolta si ha con la traccia finale, Un’altra realtà, perché segna finalmente un nuovo inizio per Riko ed ogni inizio che rispetti comincia sempre con l’alba.
Oltre alla storia di Riko Made in Italy, prodotto da Luciano Luisi e suonato da Luciano Luisi (tastiere, cori), Max Cottafavi (chitarre), Federico Poggipollini (chitarre elettriche, cori), Davide Pezzin (basso), Michael Urbano (batteria, percussioni), Massimo Greco (tromba e flicorno), Emiliano Vernizzi (sax tenore) e Corrado Terzi (sax baritono), si propone di rendere omaggio al rock and roll attraverso il sound e il linguaggio esplicito che rimarca ancora di più lo status interiore di Riko.
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